...io ad Aosta non ci voglio vivere...”, “...io in vigna non ci verrò mai!...
Questo dicevano Elisabetta e Matteo Sedda poco più di 5 anni fa.
Poi nel 2016, dopo aver terminato i corsi da sommelier ed aver capito che la cosa più interessante, oltre alla degustazione, era da dove nascesse questa bevanda dal potere ammaliante, tutto cambia.
Per i ragazzi di Vintage, fin dall’inizio le idee erano ben chiare riguardo al non scendere a compromessi di chimica ed enologia, sia in vigna che in cantina.
Lo scopo primario è duplice: preservare il territorio, nel vero senso della parola, evitando l’utilizzo di chimica in vigna e preservare le caratteristiche dei frutti della vite, e al contempo recuperare e curare vecchie vigne valdostane, custodi della tradizione vitivinicola e contenenti tutt’ora vigne di 50-80 anni di età, che troppo spesso vengono invece estirpate e ripiantate.
Per loro questo non vuole dire fregiarsi necessariamente di appellativi quali “naturale”, “biologico”, etc. etc., spesso armi a doppio taglio prive di veri significati, ma nella sostanza puntare a produrre vini di qualità, puliti, col minimo impatto ambientale possibile e sani, tornando al concetto di vero prodotto agricolo e di territorio. Il ruolo del vigneron ricollocato in quella che è la sua posizione naturale e storica: custode della vigna, protettore della integrità della vite.

Vintage condivide il progetto di Evoluzione Naturale

Non perdete l'occasione di ascoltare le sue storie ed assaggiare i suoi vini.

VINTAGE
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